Trovo affascinante, e mi sto divertendo molto, a interpretare i volti delle persone che decidono di farsi ritrarre. E’ un lavoro anzitutto di ascolto, poi di immaginazione per cercare di infondere nel ritratto che emergerà non solo le pieghe del volto di ognuno, ma anche il carattere, i sogni .
Le mie “maschere” sono proiezioni fantastiche, figurazione di alcuni tratti piu’ nascosti o delle ambizioni della persona che ho di fronte e che sto rappresentando, oppure una delle infinite opportunità di trasformazione e esperienza che il destino le ha offerto o le offrirà .
Fino ad ora i ritratti in cui mi sono cimentato sono stati “metaforici”: ho rappresentato mio padre con una fascina di legni illuminata dall’interno. O ancora mia madre con un candido aratro.
La nuova tecnica che sto sperimentando ha tuttavia un valore aggiuntivo, perchè vede la partecipazione attiva della persona ritratta alla “costruzione” dell’opera, che parte con un calco della parte del corpo da ritrarre: queste sculture hanno un’aura di sacro, di intimo.
Tanto che, ogni volta che passo davanti alla maschera di mio figlio, Sioux quindicenne dagli occhi arancioni, non posso fare a meno di accarezzarla.
Foto apertura: Ercole: a regola d’arte (2021)
Bottom: Bianca in Giappone (2021), Ho sognato di essere un uccello (2021), Alla ricerca di Moby Dick (2021)